Gabriella Morbin - “Foro romano”, polittico, olio su tela, cm. 120×160
Carlo Roselli - “Mozy”, olio su tela, cm. 60×80
Franco Fortunato - “Le Città del cielo”, tempere e olio su foglia d’oro su tavola, cm. 20×30
La Galleria della Tartaruga presenta per la prima volta l’artista Franco Fortunato in una sua mostra personale che si compone di ventiquattro dipinti ad olio e tempere dedicati ai “Luoghi e non-luoghi – Itinerari Immaginari” come impone il titolo della mostra voluto dall’autore stesso.
La pittura di Fortunato è costruita sulla fuga dalla realtà e sulla poesia come fondamento.
Scrive infatti Massimo Duranti: “ Non è facile dare un senso razionale alla continua fuga (ammesso che sia tale) dal suo tempo e dal linguaggio, più che della poetica - quella non epidermicamente percepibile, certo – della pittura di Franco Fortunato. Forse ha ragione Jorge Luis Borges che in Metamorfosi della tartaruga, tratto da Altre inquisizioni, sentenzia che “L’arte vuole sempre irrealtà invisibili”; e allora è evidente che l’artista romano si “costringe” a rendere percepibili cose e situazioni che sono lontane dalla realtà, almeno da quella che conosciamo.”
E poi continua così: “In realtà, approfondendo il discorso, subentra il dato che appare il più cogente e reale nel dipingere di Fortunato: la poesia. Cogenza dichiarata, che appare opportuno dilatare senza indugio alla letteratura, sintetizzabile nel concetto di parola “alta”. Parla spesso infatti senza distinzione di Pasolini e di Calvino, di Gadda, Melville, Bukowski, Pessoa, Tabucchi, fino a Luzi e Caproni. E’ insomma un divoratore di parole che sono per lui le sole pulsioni forti del suo narrare per immagini pittoriche. Il legame stretto è dunque con i versi e i racconti, attraverso i quali torna – a suo dire – alla realtà in un percorso a ritroso. E la poesia, seppure parla di realtà visibili, come abbiamo visto, conduce a quelle invisibili, sognabili e fantasticabili.”
E concludendo: “Analizzando il linguaggio di Fortunato tuttavia, a un certo punto, si sente la necessità di approfondire maggiormente un discorso sulla maniera. Non tanto quella che tornò di moda negli anni Ottanta e che sconfinava nella pura citazione, alla quale l’artista romano non aderì, bensì la “sua maniera”. Uno stile che ha precisi canoni di linguaggio e di poetica: una curiosa combinazione di stili figurativi realisti, ispirati da un fantasticare che ripercorre anche strade linguistiche proprie di certo surrealismo e della tradizione secolare di pittura fantastica, supportati da un’abilità compositiva pittoricamente calligrafica, che gli viene da un talento innato coltivato autonomamente, il tutto giocato su una manciata di temi e motivi ricorrenti che a volte si mettono in sinergia.”
Marco Tamburro - “Senza titolo”, tecnica mista su tela, cm. 100×100
Minya Mikic - “REcommunication”, acrilico su tela, cm. 100×100
Alexander Jakhnagiev - “Senza titolo”, tecnica mista su tela, cm. 60×8o
Roberta Petrangeli - “Sguardo riflesso”, acquarello su carta, cm. 40×30
Partecipano i seguenti artisti:
Marco Agostini, Corrado Angelo, Paola Benelli, Giovanna Carafa, Edda Carminucci, Anna Coppi, Fausta D’Ubaldo, Mauro Fabrizio, Claudio Falasca, Luisa Grifoni, Anna Maria Guidantoni, Paolo Lattanzi, Gabriella Morbin, Roberta Petrangeli, Francesco Puglia, Rita Sale, Marina Spadaro, Miroslaw Zietek.
Moreno Maggi - “Roma Mon Amour”, stampa diretta su d-bond da 3 mm, cm. 100×160
Germano Paolini - “Palatino”, olio su tela, cm. 100×170
Carmelo Consoli - “Nuvole sul Trasimeno”, olio su tela, cm. 60×80
Rosalba Arcilla - “Hayle Beach”, acrilico su tela, cm. 100×120
Soile Yli-Mayry - “Dream sand”, olio su tela, cm. 65×54