Scatolini Otello
Biografia
Otello Scatolini nasce a Roma il 21 marzo 1964, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma dopo aver frequentato i corsi tenuti da E. Greco, V. Crocetti ed E. Mole. Socio effettivo dell’Università dei Marmorari di Roma, antica associazione culturale fondata nel 1406, inizia il tirocinio nella bottega del padre nel 1977 dove apprende le tecniche, antiche e moderne, della lavorazione del marmo. Nel campo teatrale realizza scenografie per E. Frigerio, G. Manzi6, L. Damiani, F. Zeffirelli e G. Quaranta, P. Samaritani, P. L. Pizzi, G. Coltellacci e U. Bertacca. Collabora artisticamente con Francesco Clemente, Mario Schifano ed Enzo Cucchi. Per il Comune di Roma, nell’ambito del progetto “Cento Piazze a Roma” realizza la fontana La Porta dell’Acqua a piazza Ambrosini, e la scultura Madre Natura in via Nomentum. Nel cimitero comunale di Prima Porta a Roma si trovano, inoltre, le sculture L’Anima, Resurrezione e Via Crucis. Su commissione del Vaticano scolpisce L’Urna di San Paolo, fusione in bronzo, in occasione della chiusura della Porta Santa della Basilica di San Paolo Fuori le Mura e dell’Anno Giubilare 2000.
Critica
La scultura come memoria del futuro
Nella storia dell’arte nessun secolo quanto il Ventesimo, appena trascorso, e stato testimone di un inesausto smantellamento di un millenario patrimonio di sapienza tecnica, al grido del “nuovo ad ogni costo”. Parole come “maestria” e “bellezza”, tanto care a Sir Ernst H.Gombrich, grande storico dell’arte da poco scomparso, sono sembrate per molti decenni degli insulti da lavare col sangue delle presunte novità . E tali sono ancora oggi per le stelle di un sistema dell’arte irrimediabilmente globalizzato all’ombra dei grandi sistemi massmediatici e macroeconomici. Eppure si scorge qualche cambiamento, soprattutto nel fatto the molti giovani artisti tornano a guardare con passione e interesse all’immemorabile palinsesto della sapienza tecnica e del linguaggio artistico concepito come coscienza storica della forma. In questo contesto pochissimi scultori giovani possono vantare il virtuosismo rivelato da Otello Scatolini. Ma quel the più conta, nel suo percorso creativo, e la volontà di dare immagine alle proprie inquietudini interiori e a quelle del nostro tempo. Le sue opere hanno I’anima del Giano bifronte: si impongono con un impatto immediato, per un aspetto quasi spettacolare e scenografico (non casuale, visto il curriculum dell’artista) ma poi esigono i tempi lunghi della contemplazione e della riflessione per cogliere il flusso dinamico della visione complessiva. Otello Scatolini sembra quasi volersi confrontare con gli effetti speciali di certo cinema fantascientifico, ma lo fa per rispondere anche alle nuove esigenze percettive dello spettatore odierno. E’ inutile del resto continuare a nascondersi dietro ad un dito: gli uomini e le donne dei nostri giorni non guardano le opere d’arte nello stesso modo in cui le contemplavano alcuni decenni fa, prima dell’avvento della televisione. Oggi I’occhio dello spettatore ha bisogno di continui stimoli e Scatolini li realizza, con spericolate soluzioni tecniche, attraverso un fluire incessante di metamorfosi, sorprese e tensioni visive, deformazioni, torsioni, contaminazioni figurative. E allo stesso tempo si interroga sull’identità individuale, sulle manipolazioni genetiche, sulla clonazione, sull’artificialità dei corpi “ritoccati”. Cosi dimostra the tutto questo si può comunicare anche attraverso le tecniche tradizionali della scultura e non solo, come molti pensano, tramite i miracoli offerti a tutti, facilmente, dalle nuove tecnologie. Anzi, Scatolini ha un’arma in più: il patrimonio di infinite conoscenze conquistate da chi I’ha preceduto a prezzo di grandi sacrifici e lunghe ricerche. C’e anche questo nella capacita di trattare il marmo o la pietra come se fossero cera o argilla. Forse il passo ulteriore, per Otello Scatolini, sarà quello di rendere ancora più enigmatiche ed evocative quelle che, ad oggi, sono le più evidenti presenze figurative. - Gabriele Simongini
Biography: Otello Scatolini was born 21 March 1964 in Rome, graduate to the Academy of Fine Arts of Rome after to have attended the course by E. Greco, V. Crocetti and E. Mole. Effective associate of the University of the Marmorari of Rome, ancient founded cultural association in 1406, begins the training in the father’s workshop in 1977 where he learns the techniques, ancient and modern, of the working of the marble. In the theatrical field he realizes scene painting for E. Frigerio, G. Manzù, L. Damiani, F. Zeffirelli and G. Forty, P. Samaritani, P. L. Pizzi, G. Coltellacci and U. Bertacca. He collaborates artistic with Francesco Clemente, Mario Schifano and Enzo Cucchi. For the City of Rome, in the within of the plan “One hundred Public squares to Rome” he made the “Door of the Water” to Ambrosini public square, and the sculpture realize “Fontain Mother Nature” in Nomentum Street. In the communal cemetary to Rome in Pirma Porta are found, moreover, the sculptures the Spirit, Resurrezione and Via Crucis. On a commission basis of the Vatican it carves the “Urn of Saint Paul”, fusion in bronze, occasion of the closing of the Holy Door of the Saint Paul’s Basilica Outside Wall and of the Jubilee’s Year of 2000.
Critic : The sculpture like memory of the future
In the history of the art no century how much Twentieth, as soon as passed, and be witness of unexhausted a dismantling of a millenarian patrimony of technical wisdom, to the outcry of the “new one at all costs”. Words like “skill” and “beauty”, many beloveds to Sir Ernst H.Gombrich, great historian of the art from little extint, have seemed for many decades of the insults to wash with the blood of the presumed innovationes. And such they are still today for stars of a system of the art irreparably globalizated to the shadow of the great systems massmediatic to us and macroeconomic. Nevertheless some change is noticed, above all in the fact the many young artists return to watch with passion and interest to the immemorial palimpsest of the technical wisdom and the conceived artistic language like historical conscience of the shape. In this context least sculptor young people can boast the virtuosity revealed from Otello Scatolini. But those the more counts, in its creative distance, and the will to give image to the own inner restlessness and those of our time. Its works have the spirit of the two-faced of Giano: they are prevailed with an immediate impact, for spectacular and scenographic aspect (a nearly not accidental, approval the curriculum of the artist) but then they demand the long times of the contemplation and the reflection in order to pick the dynamic flow of the total vision. Otello Scatolini nearly seems to want itself to confront with the special effects of sure fantascientific cinema, but ago in order to answer also to the new perceptive requirements of the modern spectator. It’s useless of the rest to continue to hide behind to a finger: the men and the women of our days do not watch the works of art in the same way in which they contemplated some decades ago to them, before the advent of the television. Today the eye of the spectator has need of continuous stimuli and Scatolini realize them, with spericolate technical solutions, through flowing incessant of metamorphosis, surprise and visual tensions, figurative deformations, torsions, contaminations. And at the same time it is interrogated on the identity characterizes them, on the genetic manipulations, the clonaction, the artificiality of “the revised” bodies. So demonstrates the all this can be not only communicated also through the traditional techniques of the sculpture and, as many think, through the miracles offers to all, easy, from the new technologies. Indeed, Scatolini have an arm in more: the patrimony of infinite acquaintances conquered from who he has preceded to price of great sacrifices and long searches. There and also this in enables of dealing the marble or the stone like if they were wax or clay. Perhaps the ulterior step, for Otello Scatolini, will be that one to render and evocative those still more enigmatic that, today, are the most obvious figurative presences. - Gabriele Simongini