Khasiev Wladimir

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Biografia

Nato a San Pietroburgo nel 1947. Ha frequentato la scuola d’Arte e di Design di San Pietroburgo, nella facoltà di Architettura di interni, fino al 1973. Vive in Italia dal 1981. Sin da giovane predilige la difficile tecnica dell’acquarello, pur non trascurando la pittura ad olio, il pastello, la grafica ed il disegno. Nel 1982 espone per la prima volta in una personale di rilievo a Roma, dove viene notato dal noto critico Antonello Trombadori.

Critica

Mi piace immaginare the Wladimir Khasiev dipinge ad acquarello le vedute di Roma in una mattina luminosa e rigida nel chiuso di uno studio nei paraggi della prospettiva Nevsky, a San Pietroburgo. Khasiev in verity conosce Roma quasi meglio della sua città natale, e vi abita da gran tempo. Ma l’occhio della sua pittura filtra l’immagine da una prospettiva di lontananza, e il paesaggio descritto fa l’effetto di una evocazione, di una apertura ad un mondo più immaginato the osservato dal vero. Infatti, Khasiev non si fida delle impressioni. Il suo disegno e compatto, la prospettiva e nitidamente squadrata come un impeccabile e necessario impaginato. Sembra di osservare, ad opera compiuta, una illustrazione d’altri tempi, di quelle the circolavano nsll’800 per la gioia di chi non poteva assicurarsi il privilegio di un “grand tour” per le meravighe d’Italia. L’occhio lucido di Khasiev guida la mano sapiente ed aggiusta luci modulando i toni del colore a lievissimi ed esatti tocchi di pennello. Come un miniaturista, egli dedica al paesaggio la cura meticolosa dell’orafo e del disegnatore, sovrapponendo un colore raffreddato ed omogeneo: se ne ricava una luminosità calma e diffusa, retaggio sicuro di quelle luci del Nord assimilate poeticamente nelle piatte distese di mare e di terra battute dai venti the lambiscono San Pietroburgo. Chi ha visto quelle luci, filtrate dalle architetture eleganti e solitarie ai bordi della Neva, o disposte tra i ponticelli di qualche canale, apprezza il tono di una pittura in cui si concentra uno stile. Roma, come San Pietroburgo, diventa una metafora di quella luce, e anche un pretesto. Cardarelli scriveva della Città Eterna the in essa trionfavano l’acqua e la pietra, con le fontane e Femergere dei monumenti, i ruderi antichi, le statue delle basiliche, gli angeli musicanti in cima delle chiese barocche. Questa Roma cosi elegantemente sottratta al rimestio del flusso vitale per la magnificenza deli elementi primari modellati dall’uomo (il marmo, il travertino, le acque canalizzate) chiama il panorama di San Pietroburgo come sua spoglia dell’estremo Nord, e le assomiglia per la sua sontuosa, quanto passata, regalità. E come se la città privilegiasse il suo abito invernale: alberi radi, lute di tramontana, fredda e pulita, meridians al mezzodi in una silenziosa giornata domenicale. E cosi, il paesaggio romano diventa per Khasiev una occasione privilegiata: per descrivere l’opera costruita dall’uomo nella storia come se fosse un lascito della natura, una apparizione da contemplare. Khasiev ama la città dove ha scelto di vivere e lavorare, e continua ad osservarla come una meraviglia the guarda da lontano quando era soltanto tin oggetto (lei suoi sogni. Non a caso questi paesaggi romani eseguiti con estrema precisione aualitica presentano luoghi assai noti con il fascino della scoperta dello stupore: un ponte sul Tevere, le colonne dei Fori, un incrocio di vie per il rione di Campo Marzio, diventano luoghi esotici dove un vento leggero smalta le superfici ed annuncia situazioni, possibilità di vita e di esperienza inusitate. In tutto ciò the e familiare si nasconde sempre la scintilla dell’imprevisto o dell’imprevedibile. Cosi, la calma apertura visiva, the in piena luce Khasiev offre con le sue inquadrature, ci dice the Roma e sempre verde di novità per chi la osserva meditando to spettacolo delle sue antiche mura. E soprattutto leggendovi dentro, oltre la superficie della consuetudine, quel brivido di nostalgia the circola nell’aria quando un “vento del Nord” si mette ad accarezzarla. - Duccio Trombadori

Biography:

Was born in Saint Petersburg to 1947. He attend the Art and Design School of Saint Petersburg, in the architecture of inside faculty, untill to 1973. Live in Italy since 1981. Till to young prefer the difficult technique of water-colour, also not neglect the oil painting, the pastel, the graphic and the drawing. In 1982 show in the first important personal exhibition in Rome, when the most important art critic Antonello Trombadori observe him art works.

Critic :

I like to imagine Wladimir Khasiev painting his landscapes of Rome in watercolour on a cold, sunny day in a studio in the Nevsky area, at Saint Petersburg. Khasiev is in truth almost more familiar with Rome than his native city, having lived therefor some time. But through the eye of his painting filters the image of a distant perspective; the countryside which is described gives the effect of an evocation, an opening into a world that has been imagined rather than observed from real life. Indeed, Khasiev does not trust impressions. His drawing is compact, the perspective is neatly squared like the impeccable, necessary lay-out of a page before printing. When you observe his final work, you seem to be observing one of those illustrations from another era, that circulated in the nineteenth century to the joy of those that were unable to enjoy the priviledge of the “grand tour” of the marvels of Italy. Khasiev’s quick eye guides his trained hand, adjusting lights by modulating the tones of colour with light, precise brushstokes. Like a miniature painter, he dedicates the meticulous care of a goldsmith and designer to his landscapes, superimposing everything with homogeneous, cool colours thus acheiving a calm, diffused luminosity; a sure heritage of those Northern lights, poetically assimilated in the fl at stretches of sea and wind-beaten land that lap up against Saint Petersburg. . Anyone who has seen those lights, filtered by the elegant, solitary architectural structures at the edges of the Neva, or placed between the small bridges on some canal, will appreciate the tone of a painting which concentrates on one style. Rome, like Saint Petersburg becomes a metaphor of, and also a pretext for, that light. Cardarelli wrote that in the Eternal City triumphed water and stone, with fountains and emerging monuments, ancient ruins, the statues in basilicas, the musician angels at the top of Baroque churches. This Rome, so elegantly removed from the continuous stirring of vital flux, for the magnificence of the primary elements modelled by man (marble, travertine, water canals) calls the panorama of Saint Petersburg as its dress from the far north, and resembles it in its sumptuous though faded majesty. It is as if the city favoured its winter dress: bare trees, cold, clean, twilight hues, sun-dails at noon on a silent Sunday. And in this way, Roman landscapes become a priviledged occasion for Khasiev: to describe work done by man in history as if it were a legacy of nature, an apparition to be contemplated upon. Khasiev loves the city where he has chosen to live and work, and continues to observe it with wonder, as if he were observing from a distance when it was only an object of his dreams. It is not by chance that these Roman landscapes, that have been carried out with extreme analytical precision, present rather well-known places with the charm of discovery and wonder: a bridge on the Tiber, the columns of the Roman Forum, a crossroads to the Martial Field district, become exotic places where a gentle wind glazes over the surface and brings us news of situations, possibilitiess of life and unusual experiences. In all that is familiar there is always hidden a spark of the unexpected or the unforseeable. In this way, the calm visual opening, full of light, that Khasiev offers in his paintings, tells its that Rome is always green with novelty for those that observe and meditate on the spectacle of its ancient walls. And above all, reading into them, beyond the surface of custom, that tremor of nostalgia that circulates in the air when a “wind from the North” begins to caress it.

Duccio Trombadori
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